*L’immagine è “Lotta Greco Romana” di Tullio Crali, 1935

 

Quel piccolo brivido quando qualcuno mette “mi piace” a un post. La soddisfazione dopo un complimento del capo. L’ansia quando invece arriva una critica. Tutto questo ci è familiare, perché siamo stati educati a cercare l’approvazione prima di agire, da parte della famiglia, degli amici, dei colleghi. Ma c’è una verità scomoda: non potremo mai vivere secondo i nostri termini se viviamo in funzione della validazione altrui.

Come ha dimostrato una ricerca, chi ha un forte bisogno di approvazione tende a correlare la propria autostima con la percezione positiva degli altri. Questo genera una trappola psicologica in cui il proprio valore dipende da opinioni esterne, volatili, soggettive e fuori dal nostro controllo.

Per contrasto, c’è qualcosa da imparare dagli artisti: la loro incrollabile fiducia nei propri talenti, a volte persino irrazionale. Chi sceglie la carriera artistica sa fin dall’inizio che sarà messo in discussione. Eppure, molti artisti vanno avanti nonostante i giudizi, le critiche o la mancanza di riconoscimento, perché il loro impulso creativo non può essere fermato dall’approvazione altrui.

Un esempio celebre è Igor Stravinsky: oggi considerato uno dei più grandi compositori del Novecento, i suoi primi concerti causarono vere e proprie rivolte a teatro, perché la sua musica non era accettata dall’élite francese. Oppure Frida Kahlo, le cui opere intime e dolorose sono state per anni ignorate, oscurate da quelle del marito Diego Rivera. Eppure oggi lei è più riconosciuta di lui, proprio perché ha seguito un percorso autentico.

Questo tipo di determinazione non è riservato agli artisti, ma è una capacità che possiamo allenare tutti. Il bisogno di validazione non è solo inutile: può danneggiare profondamente il benessere psicologico. È infatti associato a maggior ansia e peggiori performance nel lungo periodo.

Secondo la Self-Determination Theory, elaborata dagli psicologi Richard Ryan ed Edward Deci, le persone per prosperare hanno bisogno di tre nutrienti psicologici fondamentali: autonomia, relazioni autentiche e senso di competenza. La validazione esterna mina proprio questi bisogni, rendendo il nostro senso di efficacia dipendente dal giudizio altrui.

Brad Stulberg, coautore di The Passion Paradox, distingue tra due forme di passione: quella “armonica”, motivata dal piacere intrinseco per l’attività, e quella “ossessiva”, legata al desiderio di approvazione e riconoscimenti. Quest’ultima è pericolosa perché genera un senso di sé instabile e fragile, legato a risultati fuori dal nostro controllo.

Un esempio concreto è Sarah, professionista del marketing, che passava il tempo a controllare compulsivamente la casella mail dopo l’invio di una proposta. Il suo umore dipendeva interamente dalla risposta del cliente. Era intrappolata in un ciclo di dipendenza dal giudizio esterno, rinforzato da ricompense occasionali e imprevedibili.

L’ansia cresce quando cerchiamo approvazione. Al contrario, la libertà cresce quando ci liberiamo da questo bisogno. Frida Kahlo dipingeva per sé stessa, non per compiacere la critica.

Per rompere questo ciclo, l’articolo propone cinque strategie pratiche per coltivare l’auto-validazione:

 

  1. Identifica i tuoi valori e agisci di conseguenza.

Avere valori chiari ci dà una bussola interna. Quando mancano, tendiamo a orientarci all’esterno, inseguendo approvazione e successo secondo standard altrui. L’esercizio proposto è semplice: scrivere tre valori fondamentali e, prima di ogni scelta, chiedersi: “Questa azione è coerente con i miei valori o sto solo cercando approvazione?” Basta una domanda per cambiare il modo in cui decidiamo.

 

  1. Riconosci quando e perché cerchi approvazione.

Il primo passo per cambiare un comportamento è osservarlo. L’autore propone di tenere per una settimana un “diario della validazione”, annotando i momenti in cui emerge il bisogno di approvazione, cosa l’ha innescato, quali emozioni lo accompagnano e cosa si sta realmente cercando (conferma? rassicurazione?). Questo permette di individuare pattern e automatismi ricorrenti.

 

  1. Sostituisci la validazione esterna con quella interna.

Una volta compresi i meccanismi, si può cominciare a consolidare abitudini nuove. Un’idea semplice è creare un “vasetto delle vittorie”, dove annotare piccoli successi quotidiani, anche banali (“ho parlato in riunione”, “ho scelto un pranzo salutare”). Rileggere questi foglietti rinforza il senso di autoefficacia.

 

  1. Lavora su ciò che ti piace, invece che cercare di piacere.

Stravinsky e Kahlo ignoravano le mode per seguire la propria voce interiore. Il consiglio è dedicare 30 minuti al giorno a un’attività che incuriosisce, senza alcuna aspettativa di mostrarla a qualcuno. Notare la differenza rispetto a ciò che si fa per essere approvati è un passaggio potente.

 

  1. Concentrati sull’impegno, non sul risultato.

Cercare approvazione ci spinge a misurare il nostro valore in base a risultati esterni (like, premi, complimenti). È più sano puntare sul processo: quanto tempo e concentrazione metto in ciò che faccio? L’autore suggerisce di impostare obiettivi di processo (“scrivi per 30 minuti con attenzione”) invece che di risultato (“ottieni 100 like”). Visualizzare il processo migliora la performance e rafforza l’autostima.

 

La validazione esterna è volatile e temporanea. L’unica approvazione di cui hai davvero bisogno è la tua. Con queste cinque strategie, possiamo uscire dalla dipendenza da riconoscimenti esterni e costruire fiducia autentica. Da dove vuoi cominciare? Non per piacere a qualcun altro, ma per goderti la libertà che deriva dal vivere secondo i tuoi termini.

 

Clicca qui per leggere l’articolo completo di Nir Eyal su Nir and Far

**La presente sintesi è stata realizzata con l’IA e rivista dai consulenti PRIMATE.
***A lungo abbiamo adottato un linguaggio inclusivo, usando anche la vocale schwa (ə). Diversi lettori ci hanno però segnalato che questo rendeva gli articoli meno scorrevoli, perciò abbiamo scelto di tornare a una forma al maschile per favorire la lettura. PRIMATE resta profondamente sensibile ai temi di Diversity, Equity & Inclusion e continuerà a promuovere una cultura organizzativa rispettosa e inclusiva, in ogni sua forma.