Newsletter > “C’è chi dice no”: tre suggerimenti per riuscirci

Moltǝ di noi sono statǝ abituatǝ a pensare che dire sempre di sì sul lavoro sia il modo migliore di dimostrare serietà e dedizione, soprattutto se la richiesta arriva da un/una superiore. A volte, però, finiamo per accettare troppo lavoro rispetto al tempo che abbiamo a disposizione, o di spendere troppa energia in attività che non ci aiutano a crescere e in cui non possiamo dare il meglio. Dire di no non è semplice, ma ci permette di concentrarci su ciò che è davvero utile al nostro percorso professionale e di dare un contributo di valore alla nostra organizzazione. 

Ecco tre suggerimenti per riuscirci:

    1. Prenditi un giorno per pensare
      Uscire dalla nostra comfort zone e occuparci di attività diverse da quelle a cui siamo abituatǝ può essere un’occasione di crescita e apprendimento, ma, oltre un certo limite, questo sforzo può portare a un calo delle prestazioni. Davanti a una richiesta che ci porta fuori dal nostro ambito di competenza, prendiamoci un giorno prima di rispondere e poniamoci domande come: imparerò qualcosa di nuovo da questa attività? È in linea con i miei obiettivi di carriera? Quali esperienze rischio di perdere se rifiuto? Mi sento già sovraccaricǝ?
    2. Spiega perché stai dicendo di no
      Quando un/una manager ci chiede di fare qualcosa, il rapporto di potere è asimmetrico; per questo, è particolarmente importante non limitarsi a dire no, ma motivare il proprio rifiuto. Le motivazioni possono essere diverse: non è possibile svolgere l’attività entro la scadenza prevista, non sentiamo di avere le risorse necessarie, completare la richiesta di costringerebbe a trascurare altre responsabilità… condividere le nostre ragioni ci farà apparire responsabili, onestǝ e razionali.
    3. Supporta il tuo ragionamento con i dati
      Facciamoci un’idea chiara del tempo e dell’energia che ci richiederà l’attività richiesta, anche domandando esplicitamente quali sono le aspettative in termini di scadenze e risultati. A questo punto, se ci sembra irrealistico portarla a termine con successo, raccogliamo dati a sostegno della nostra tesi: quali altri impegni abbiamo, quali sono le nostre priorità, quanto tempo abbiamo a disposizione… Esponiamo questi dati a chi ci ha fatto la richiesta e, se si tratta di un’attività critica, chiediamo aiuto per inserirla nel nostro planning: “puoi aiutarmi e ridefinire le mie priorità di questi giorni per inserire questo task?”.

Non sempre accettare ogni incarico assegnato è una garanzia di efficacia sul lavoro, seguendo questi consigli sarai in grado di dire “no” quando è giusto farlo, per te e per l’azienda,

Leggi l’articolo di Paige Cohen su hbr.org