Se pensiamo a tutte le volte in cui ci scusiamo durante una giornata, noteremo che ci sono scuse dovute, come quando dobbiamo rimandare un appuntamento, e altre inutili, come “scusa, questa potrebbe essere un’idea stupida” quando interveniamo in una discussione.
La sociologa canadese Maja Jovanovic, docente presso la McMaster University e il Mohawk College di Hamilton, si è interessata all’argomento dopo aver partecipato a una conferenza. Durante l’evento ha notato che tutte le relatrici iniziavano i loro interventi sminuendo il proprio ruolo e i propri successi con frasi come “mi ha stupito essere stata invitata oggi” o “non so cosa potrei aggiungere a questa discussione”, mentre nessuno dei relatori uomini faceva lo stesso. La cosa ha colpito molto Jovanovic e l’ha portata a riflettere su quanto scusarci sia diventata una modalità abituale di comunicazione, che però ha un impatto negativo sulla nostra fiducia in noi stessǝ.
Possiamo eliminare o ridurre drasticamente il numero di “scusa” che pronunciamo senza per questo risultare meno rispettosǝ o educatǝ. Per esempio, quando vogliamo intervenire in una discussione, invece di esordire con “scusate se mi inserisco” o “scusa se ti interrompo”, possiamo dire “ho un’idea” o “vorrei aggiungere una cosa”. Lo stesso principio vale per le comunicazioni scritte.
Un altro modo per combattere le scuse eccessive è sostituirle con altre parole “magiche”. La più potente tra queste è probabilmente “grazie”. Cosa succederebbe se, quando arriviamo in ritardo a una riunione o a un appuntamento, invece di prodigarci in scuse, dicessimo semplicemente “grazie dell’attesa”? Oppure se, quando ci rendiamo conto di aver monopolizzato la conversazione con un amico o un’amica, dicessimo solo “grazie per aver ascoltato”, invece di scusarci per aver parlato troppo?
Non solo dovremmo impegnarci a ridurre i nostri “scusa” al minimo indispensabile, ma dovremmo anche segnalare alle persone che ci stanno intorno quando esagerano a loro volta. Un modo semplice ed efficace per farlo è chiedere “perché ti sei scusatǝ per questo?”. Nella maggior parte dei casi l’altra persona risponderà “non lo so”.
A piccoli passi, cominciando da noi stessǝ, dalla famiglia e da amici e amiche, possiamo cambiare il nostro modo di comunicare, e sentirci meglio.