Per aiutare i manager e le aziende a identificare le persone a rischio licenziamento, Harvard Business Review (HBR) ha cercato di rispondere a questo quesito, scoprendo una serie di cambiamenti comportamentali mostrati dai lavoratori in procinto di dare le dimissioni

Innanzitutto, HBR ha chiesto a quasi 100 manager di pensare al comportamento dei loro ex collaboratori prima di lasciare il lavoro e a come loro stessi si erano comportati quando si erano trovati nella medesima situazione. Alla fine di queste indagini si sono riscontrati oltre 900 atteggiamenti di pre-abbandono. Gli intervistati hanno riportato cambiamenti comportamentali relativamente particolari (ad es. “smettere di preoccuparsi del proprio aspetto personale”, “diventare aggressivi verso gli altri dipendenti”) e molti altri comuni (ad es. “minore disponibilità a fare volontariato per progetti speciali”; “presenza ridotta alle riunioni”).

Per la fase successiva della ricerca, i ricercatori hanno tradotto l’elenco di comportamenti precedentemente individuati in un questionario di 116 domande, per somministrarlo a tre campioni di manager. Il primo gruppo ha valutato la frequenza con cui gli ex dipendenti hanno messo in atto questi modi di fare prima di abbandonare, con il risultato di eliminarne quella metà che si verificava raramente (ad es. “hanno chiesto contatti ai colleghi di altre aziende”; “hanno mostrato cambiamenti di umore improvvisi e frequenti”). 

Il secondo team ha valutato la frequenza con cui i loro attuali collaboratori agiscono in questo modo. 

Infine, grazie al contributo del terzo gruppo di manager, è stata isolata una serie di 13 comportamenti che meglio indicano la propensione dei lavoratori a voler rassegnare le dimissioni:

  • La loro produttività lavorativa è diminuita in modo significativo.
  • Hanno contribuito meno del solito al lavoro di squadra.
  • Hanno fatto il minimo indispensabile sul lavoro. 
  • Sono stati meno interessati ad accontentare il proprio manager.
  • Sono stati meno disposti a impegnarsi in scadenze a lungo termine.
  • Hanno mostrato un atteggiamento diverso e perlopiù negativo.
  • Hanno dimostrato meno impegno e motivazione al lavoro.
  • Hanno mostrato meno attenzione alle questioni lavorative.
  • Hanno più spesso espresso insoddisfazione per il loro attuale lavoro.
  • Hanno espresso maggiore insoddisfazione nei confronti del loro supervisore.
  • Sono usciti presto dal lavoro più spesso.
  • Hanno perso l’entusiasmo per la missione dell’organizzazione.
  • Hanno mostrato meno interesse a lavorare con i clienti.

Nella fase finale della ricerca, gli studiosi hanno studiato con quanta precisione i 13 principali comportamenti di pre-abbandono prevedessero la volontà dei dipendenti di dimettersi. Hanno chiesto a un ampio campione di leader di diverse aziende di utilizzare le 13 voci sopra individuate per descrivere i recenti cambiamenti comportamentali di un collaboratore selezionato casualmente. Dodici mesi più tardi hanno contattato nuovamente i manager per verificare se queste persone fossero ancora in azienda o se avessero lasciato volontariamente. Il risultato è stato che più un collaboratore mostrava i 13 comportamenti di pre-dimissioni, più era probabile che si dimettesse.

Quindi, la domanda è: cosa dovresti fare quando qualcuno che lavora per te agisce in uno dei modi sopra elencati?

Per i manager, il consiglio è di concentrarsi a trattenere i collaboratori essenziali nel breve termine. In genere, le organizzazioni gestiscono il problema con interventi su larga scala per migliorare l’impegno a livello di reparto o di azienda, la soddisfazione e il coinvolgimento sul lavoro. Queste strategie possono funzionare, ma richiedono tempo per essere progettate e implementate. Considerare e focalizzarsi invece sui singoli consente di investire tempo e risorse su quelli che creano più valore e sono effettivamente a rischio di andarsene.

Ci sono molti modi per investire sulle persone che temi potrebbero desistere e convincerle a rimanere: aumenti salariali, promozioni, progetti speciali, ecc. Una tecnica consiste nell’usare i cosiddetti “colloqui di soggiorno”. Invece di condurre solo colloqui di uscita per scoprire cosa ha causato l’abbandono dei dipendenti di valore, tieni regolarmente colloqui individuali con chi ha già alte prestazioni per scoprire cosa lo spinge a lavorare nella tua organizzazione e cosa potrebbe essere cambiato o migliorato affinché continui a lavorare per te

Se, invece, sei tu che stai pensando di dimetterti, sappi che i tuoi manager e colleghi stanno probabilmente osservando cambiamenti ovvi e sottili nel tuo modo di lavorare. Va bene voler andarsene, cambiare e trovare altro, ma finché non lo trovi, continua a farti vedere impegnato nel tuo lavoro e a mostrare entusiasmo per la missione dell’azienda. 

Leggi l’articolo completo di Timothy M. Gardner e Peter W. Hom su www.hbr.org