SEGRETA > Quello che (per ora) l’intelligenza artificiale non può fare

Gli ambiti in cui viene impiegata l’intelligenza artificiale sono sempre più numerosi, e assistiamo a uno sviluppo continuo di questa tecnologia. È quindi comprensibile che molte persone si chiedano se l’automazione portata dall’IA arriverà a sostituire il lavoro umano, e si preoccupino di questa possibilità. La realtà è che, ad oggi, siamo ancora molto lontani da questo scenario. Analizzando diversi casi-studio, possiamo identificare i campi in cui l’IA presenta limiti che per ora possono essere superati solo grazie all’intervento umano.

  1. Comprendere il contesto: ad oggi non è possibile rappresentare un quadro di riferimento ampio e complesso né con gli algoritmi né con regole matematiche: per questo l’IA non è in grado di fare analisi e prendere decisioni basate sulla comprensione del contesto.
  2. Dare priorità alle segnalazioni di allarme: i sistemi basati sull’intelligenza artificiale generano un gran numero di segnalazioni relative a problemi diversi, ma non sono in grado di filtrarle e di assegnarvi una priorità. È uno dei motivi per cui si ottengono risultati migliori quando c’è una cooperazione tra umani e IA.
  3. Pesare elementi soggettivi: forse un giorno le IA saranno in grado di valutare l’onestà e l’affidabilità di una persona analizzando le sue espressioni facciali e la sua voce, ma al momento valutare situazioni influenzate da fattori culturali, contestuali e soggettivi richiede ancora l’intervento di esseri umani.
  4. Analizzare il tono emotivo: i sistemi di intelligenza artificiale possono offrire suggerimenti per migliorare un testo scritto, ma non sono in grado di analizzare in modo efficace il tono emotivo di una comunicazione: questo limite emerge per esempio nell’analisi dei testi nei social media, dove spesso l’IA non coglie il sarcasmo.
  5. Comprendere situazioni e bisogni emotivi: l’IA può suggerirci che vestito comprare in base al nostro profilo e alle nostre abitudini di acquisto, ma non può consigliarci un abito che risponde a un bisogno emotivo specifico come “fare buona impressione il primo giorno di lavoro”.
  6. Valutare e scegliere la soluzione migliore: l’IA è abile nel prendere la decisione iniziale, ma quando le scelte sono consequenziali, o appartengono ad ambiti complessi come la vita e la salute, è sempre necessario un intervento umano per fare una scelta definitiva.
  7. Inquadrare il problema e fare training e coaching: la capacità di identificare un problema da risolvere e definire il set di informazioni necessarie per farlo è una capacità ancora esclusivamente umana. L’IA non è quindi ancora in grado di sostituire la competenza dei data scientist umani, né di fare attività di formazione e coaching.
  8. Creare nuove conoscenze e trasferirle: i sistemi di apprendimento basati sull’intelligenza artificiale funzionano bene perché i materiali sono preparati e trasferiti al sistema da esseri umani. L’IA da sola non è in grado di estrarre e organizzare in modo appropriato le conoscenze rilevanti per il cervello umano.
  9. Organizzare il setting per l’analisi: l’IA è un ottimo strumento per compiere analisi di entità fisiche o chimiche e per risolvere problemi, ma non può farlo partendo da zero. È sempre necessario l’intervento umano per impostare il processo e i parametri dell’analisi.
  10. Comprendere entità complesse e integrate: l’IA è in grado di fornire utili previsioni anche su realtà molto articolate come la rete di trasporto pubblico di una grande città, ma le informazioni riportate non sono ancora abbastanza affidabili da rendere superfluo il contributo umano.
  11. Scegliere quando usare l’IA: i sistemi di intelligenza artificiale non sono consapevoli delle proprie carenze: è sempre l’essere umano a decidere quali strumenti è più opportuno utilizzare nelle diverse situazioni.
  12. Considerare le implicazioni etiche: questo è un altro campo in cui è indispensabile il giudizio umano. Quando l’IA viene usata a supporto della tutela della sicurezza, per esempio, le informazioni che acquisisce vengono sempre valutate da esseri umani in modo da essere utilizzate in modo conforme alla legge e alle norme etiche.
  13. Correggere i propri errori: l’IA può fornire informazioni su come risolvere i suoi problemi di funzionamento, ma non è ancora in grado di ripararsi senza l’intervento umano.
  14. Gestire il cambiamento organizzativo: spesso per utilizzare al meglio le risorse dell’IA è necessario un cambiamento organizzativo, ma questo cambiamento non può essere gestito dall’IA stessa. Infatti, solo gli esseri umani sono in grado di convincere le parti ad affrontare il cambiamento, guidarne le diverse fasi e gestire le resistenze.
  15. Generare soddisfazione e aumentare il morale: il buon rapporto con i colleghi e la qualità delle interazioni sono tra i fattori più importanti alla base della soddisfazione sul lavoro, e ovviamente non possono essere sostituiti dall’IA.

    I manager dovrebbero collaborare con gli esperti di IA per gestire al meglio l’impiego di queste tecnologie sul lavoro, decidendo in quali ambiti e in che modo utilizzarle. È importante tenere a mente che l’implementazione dell’IA è un grande cambiamento, che va gestito assicurandosi di possedere le competenze necessarie. Da un punto di vista etico, inoltre, anche se la perdita di posti di lavoro su larga scala a causa dell’IA è piuttosto rara, è essenziale essere trasparenti con i propri collaboratori sulle loro prospettive future.

Per conoscere meglio gli ambiti di utilizzo e i limiti dell’IA leggi l’articolo completo di Thomas H. Davenport e Steven M. Miller su sloanreview.mit.edu