Entro il 2030, si prevede che il numero di lavoratori appartenenti alla Gen Z triplicherà, il che significa che i nati tra il 1995 e il 2015 costituiranno ben presto il 30% della forza lavoro mondiale. Queste persone, quindi, plasmeranno il mondo del lavoro dei prossimi decenni.

I dati di LinkedIn mostrano che i lavoratori a inizio carriera, quindi tendenzialmente appartenenti alla generazione Z, stanno cambiando impiego quasi il 40% in più rispetto all’anno scorso e più del doppio rispetto ai Millenials

Molti di loro riferiscono:

  • di sentirsi annoiati
  • di desiderare un lavoro più in linea con i propri valori 
  • e un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata.

Come attrarre e trattenere questa nuova generazione di lavoratori in un mercato del lavoro sempre più competitivo?
È necessario soprattutto capire che cosa conta per loro. Ecco qui qualche suggerimento fornito dal social più conosciuto in ambito professionale.

  1. Flessibilità. I dati dicono che la generazione Z è quella che più frequentemente ha lasciato o pensato di lasciare un lavoro perché non offriva abbastanza flessibilità (il 72%, contro il 69% dei Millenials e il 59% dei boomer).
    Questo non significa però che i giovani cerchino un lavoro da svolgere necessariamente da remoto. Su 4.000 esponenti della Gen Z (18-25 anni) impiegati in Regno Unito, Stati Uniti, Francia e Germania, il 70% preferisce un lavoro ibrido o in presenza rispetto a uno totalmente a distanza. La flessibilità è quindi intesa soprattutto come possibilità di adattare il lavoro alle proprie condizioni personali, che magari rendono poco agevole lavorare da casa. Questa è un’esigenza che non riguarda solo questa popolazione di lavoratori, ma potrebbe aprire nuove opportunità di lavoro per persone diversamente abili, che hanno impegni di assistenza ai familiari di assistenza, o ancora che risiedono in zone rurali.
  2. Apprendimento continuo. Queste persone non ripensano solo il quando e il dove, ma anche il perché. Il 76% dei lavoratori della generazione Z considera l’apprendimento la chiave per una carriera di successo, tanto che molti sarebbero anche disposti ad accettare uno stipendio più basso pur di lavorare in un’organizzazione che offra opportunità di crescita.
    Per attrarre i talenti della Gen Z, quindi, le aziende devono promuovere una cultura dell’apprendimento continuo e far conoscere quali opportunità di crescita professionale mettono a disposizione: mentorship, corsi di formazione, ecc.
  3. Stop a una selezione basata sulla esperienza pregressa. Quasi un terzo degli esponenti della Gen Z che cerca lavoro dichiara di essere in difficoltà. Perché? Secondo i dati LinkedIn il 35% degli annunci delle aziende che cercano candidati per posizioni entry level chiedono almeno tre anni di esperienza. Questo scoraggia i giovani lavoratori a candidarsi perché ritengono di non essere abbastanza qualificati, e fa perdere alle aziende talenti potenziali.
    Con la Gen Z è più importante che mai:
  • basare la ricerca sul possesso di competenze di base
  • essere molto chiari sulle caratteristiche dell’organizzazione in termini di valori e di cultura

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