I e le buon* leader usano lo storytelling come strumento di comunicazione e connessione con le persone; le storie, infatti, permettono di vedere le cose da una prospettiva diversa, offrono opportunità per rafforzare le relazioni, possono creare associazioni emotive e stimolare l’immaginazione. Con una buona storia, si può portare qualsiasi pubblico dall’apatia all’empatia e, infine, all’azione.

Quando ascoltiamo una storia, nel nostro cervello si attiva un processo chiamato “accoppiamento neurale”, ovvero i nostri neuroni si attivano in modo simile a quello di chi sta raccontando; inoltre, quando qualcuno descrive le proprie esperienze emotive in una storia, si attivano i neuroni specchio e le onde cerebrali di chi ascolta si sincronizzano con quelle di chi parla, creando una connessione che non può essere emulata con argomentazioni logiche o informazioni fattuali; infine, quando ascoltiamo una bella storia, il nostro cervello rilascia ossitocina, l’ormone “del legame” o “dell’amore”: grazie a questo processo riusciamo a stabilire una connessione con i personaggi del racconto anche senza contatto diretto o fisico e riusciamo a collegare i temi della narrazione alla nostra esperienza di vita.

Lo psicoanalista Carl Jung ha teorizzato l’esistenza di un inconscio collettivo, ossia di concetti mentali universali che influenzano il nostro modo di interagire con il mondo; allo stesso modo, le nostre storie di vita hanno dei temi comuni – come il passaggio all’età adulta, il contrasto tra bene e male, la ricerca di potere, verità e giustizia – e i e le leader, attraverso lo storytelling, possono utilizzare queste esperienze condivise per entrare in connessione con collaboratori e collaboratrici.

Ecco alcuni consigli per diventare un* buon* storyteller:

  1. Essere onest*
    Lo storytelling è più potente se siamo pront* a parlare di sconfitte e successi, speranze e paure, rendendoci vulnerabili: questo ridurrà la distanza tra noi e chi ci ascolta e farà scattare l’empatia.
  2. Non incentrare tutto su di sé
    Lo storytelling è un processo interattivo, non riguarda solo chi racconta: cerchiamo di immaginare in che modo il nostro pubblico interpreterà la nostra storia sulla base delle sfide che sta affrontando.
  3. Fare appello alle emozioni
    Usiamo le storie per connetterci con i desideri, le paure e le frustrazioni di chi ci ascolta, facciamo in modo che possano ritrovare una parte di sé in ciò che stiamo raccontando.
  4. Partire per il viaggio dell’eroe
    La dinamica del viaggio dell’eroe è familiare a tutte le persone, usandola possiamo aiutare chi ci ascolta ad acquisire maggiore consapevolezza di sé e suscitare potenti reazioni emotive inconsce.
  5. Dare speranza
    Facciamo in modo che le nostre storie offrano a chi ci ascolta spunti di riflessione e possibili soluzioni per affrontare le sfide del quotidiano.
  6. Dare l’esempio e non trattenersi
    Descrivere nel dettaglio come abbiamo affrontato un problema personale, senza nascondere anche gli aspetti più intimi, può incoraggiare le persone ad agire in modo simile, oltre a creare una forte connessione umana e a responsabilizzare chi ascolta.

Leggi l’articolo di Manfred F. R. Kets de Vries su knowledge.insead.edu