SEGRETA > THE LONG-DISTANCE LEADER. Rules for remarkable remote leadership

Cosa dice di importante questo libro
“Think about leadership first, location second”. È questo l’incipit del volume ed anche la regola numero 1 che viene presentata. Gli autori, che vantano significative esperienze accademiche e  manageriali, e che hanno co-fondato il Remote Leadership Institute presentano in questo libro il Remote Leadership Model. Lo fanno attraverso la metafora – che avremmo preferito un po’ meno meccanicistica – dei tre ingranaggi, o gear: 

  1. Il Management e Leadership Gear è basato su apprendimento e cambiamento continuo, impatto e comunicazione, costruzione di relazioni e sviluppo dei collaboratori. 
  2. Il Tools & Technology Gear è l’insieme di strumenti e tecnologie nuove con le quali bisogna prendere confidenza.
  3. Lo Skill and Impact Gear è caratterizzato da un paradosso: anche se gli studi dimostrano che chi usa meglio le nuove tecnologie ha più successo anche nelle altre aree della leadership, nella maggior parte dei casi i manager non ricevono formazione specifica in merito e quindi usano in modo molto limitato le grandi possibilità loro offerte oggi.

Un secondo modello di riferimento proposto da questo testo, è il modello delle 3 O, che consente di valutare l’efficacia della leadership su tre livelli: Outcomes (vision, mission, obiettivi e risultati), Others (sia in termini di sviluppo che di influenza), Ourselves.
Mantenere il focus e le energie su questi aspetti, in modo equilibrato, è già complesso in sé: la distanza rende ancora più difficili le cose, perché la lontananza geografica allontana anche emotivamente le persone, e richiede un approccio consapevole, strutturato e determinato alla costruzione ed al mantenimento di questo tipo di relazioni. Inoltre, l’attenzione e il focus sui collaboratori non è sufficiente: bisogna impegnarsi a far sapere loro la sua vicinanza in modo chiaro ed esplicito.
Il manager spesso si focalizza sulle attività e non sui risultati dei collaboratori: questo è il principale problema da superare, quando non si ha più possibilità di osservare da vicino i collaboratori. La perdita di controllo è però un’ottima occasione per cominciare a costruire insieme, facendo evolvere un modello di gestione ormai comunque superato.
Essere consapevole dei propri schemi e delle proprie assunzioni e metterli in discussione, chiarire fin da subito le aspettative reciproche; costruire conversazioni reali e dare feedback nonostante la resistenza di tutti a farlo a distanza: questi alcuni dei consigli, semplici ma per questo anche pratici che il libro offre per chi affronta per la prima volta le sfide della leadership a distanza.

Citazioni
All the tools, techniques and technology in the world are nothing without the head, heart, and hands to use them wisely, kindly and mindfully 

If you don’t use the tool, you look out of touch and incompetent, but you don’t adopt the technology because you are afraid of looking incompetent and uncomfortable 

People watch our feet more than our lips, but when they are remote, they can’t even watch our feet very easily. If you are to be truly Other focused, you must diligently show it to others through your actions 

In the old days, people might have worked hard because the boss was watching -he or she could pop up in at any moment and find them doing something they shouldn’t…or not doing what they should. Leading remotely requires influence more than command. There are levels of accountability, trust, and proactive communication that, while desirable in a traditional workplace, are absolutely critical when you are not in close physical proximity 

Struttura e contenuti del libro
La prima sezione richiama i concetti di base della leadership e la differenza con la logica del management, e si focalizza sulla presentazione della distance leadership: da cosa è stata resa necessaria, con quali paure e reazioni viene spesso affrontata, i diversi modi in cui team e leader sono confrontati con la distanza.
Nella seconda sezione sono presentati i due modelli di riferimento -quello dei tre ingranaggi e quello delle tre O- e vengono esplorate le principali difficoltà che il manager prova nel confrontarsi con questi nelle dinamiche a distanza.
La terza sezione esplora come produrre risultati a distanza, esplorando i diversi tipi di obiettivi, il processo di goal setting -in particolare cosa rende realistici gli obiettivi di un lavoro svolto a distanza-, quelli di feedback e sviluppo, il modo di gestire le riunioni da remoto.
Nella quarta sezione si affronta il tema di come gestire e coinvolgere gli altri senza un rapporto costante e vicino, attraverso la regola di personalizzare la relazione in base alle caratteristiche degli interlocutori e non al modo di essere e di interagire più naturale al manager: si parla qui di come agire intenzionalmente perché i collaboratori percepiscano la vicinanza, della costruzione della fiducia, dell’impatto della scelta dei giusti strumenti di comunicazione e del loro corretto uso per creare stabilità e positività nel rapporto.
La quinta sezione riprende il tema -comunque sempre presente come fil rouge del testo- della consapevolezza di sé, ottenuta sia allargando il campo visuale col feedback richiesto sia definendo e mantenendo dei confini sostenibili.
Infine, la sesta sezione propone una serie di domande di autoriflessione riassuntive e suggerimenti di risorse online: una serie di check list da scaricare dal sito che hanno valore pratico e concreto nel definire come agire con il proprio team remoto.

Istruzioni per la lettura
Il tema negli ultimi mesi è sempre più frequentemente trattato, e questo testo ha il valore di essere piuttosto semplice, scorrevole, adatto a chiunque per la sua concretezza e facilità di lettura.
Strutturato come un manuale, si legge facilmente -ed è anche scritto in un inglese molto agibile- ha capitoli brevi, introduzioni chiare, pause di riflessione con domande semplici e inviti ad applicare a se stessi quello che si sta leggendo.
Questa semplicità è però un po’ anche il suo limite perchè alla fine si ha l’impressione di aver ricevuto un distillato di sano buon senso senza però stimoli innovativi tesi a capire meglio l’evoluzione del nostro modo di lavorare e della nostra società in senso lato.